SPI Pistoia

"C'era una volta in Italia"...un film documentario sulla sanità pubblica

Lo SPI CGIL Pistoia ha organizzato la proiezione di un film che denuncia lo smantellamento della sanità pubblica nel nostro Paese: “C’era una volta in Italia”. L’11% - secondo ISTAT - delle prestazioni sanitarie necessarie per la cura non trovano risposta. La condizione che ne determina il motivo è, per il 60% dei casi, legato a questioni economiche, mentre il 40% dei casi la motivazione è legata alla difficoltà di accesso alle cure stesse, per lontananza e per difficoltà di trasmissione della richiesta. In termini più analitici si può dunque affermare che in Italia, 1 cittadino su 10 ha dichiarato di avere rinunciato, pur avendone bisogno, a visite o accertamenti sanitari per motivi legati a difficoltà di accesso.

Liste di attesa con tempi inaccettabili, liste “chiuse” (che non potrebbero esistere), essere costretti a fare analisi o visite in strutture lontane anche 30/40 km dalla propria residenza, difficoltà a mantenere un rapporto con il professionista che di volta in volta cambia, problemi con i medici di famiglia che ormai si trovano a gestire oltre 1800 pazienti (non garantendo qualità e quantità della prestazione).

Mancanza di medici, infermieri e altri professionisti della sanità negli ospedali ma anche nel Territorio. Da decenni diciamo che deve essere implementata la sanità di prossimità, le Case della salute, gli infermieri di comunità, investire nella prevenzione e nella sanità di genere. Tante idee, tutte valide che permetterebbero di rendere reale il diritto alla salute riconosciuto dalla nostra Costituzione.

Occorre difendere la sanità pubblica e rilanciare la possibilità di accedere al servizio alle generalità dei cittadini, indipendentemente dal reddito e dalla residenza. Di tutto questo ne parliamo martedì 18 aprile, alle ore 15,30 al cinema Roma a Pistoia dopo la proiezione del docufilm “C’era una volta in Italia” (ingresso libero). Ne discuteranno Alessio Gramolati, segretario generale SPI CGIL Toscana, Valtere Giovannini, esperto direzione sistemi sanitari, Andrea Brachi, segretario generale SPI CGIL Pistoia, Marichiara Cavallini, dirigente Azienda USL Toscana centro e Sandro Malucchi, segretario generale FP CGIL Pistoia/Prato. “il film è tratto da una storia vera: la tua!” La cittadinanza è invitata a partecipare.

Andrea Brachi, segretario generale SPI CGIL Pistoia

 

 Cera una volta in Italia

A proposito di "medci di famiglia"...noi non molliamo...

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A proposito di "medici di famiglia"

Ormai non passa giorno che non appaiano sui quotidiani e TV locali denunce sui disservizi dovuti essenzialmente alla mancata sostituzione dei medici di famiglia e dei pediatri che vanno in pensione o che decidano di fare altro. Nella nostra Provincia si sono susseguite molte emergenze che hanno interessato i Comuni di San Marcello Piteglio, Monsummano, Larciano e Lamporecchio e Quarrata.
L'unica soluzione fino ad oggi ipotizzata è stata quella di innalzare il rapporto medico/pazienti fino a 1800 assistiti. Ricordiamo che il rapporto ottimale dovrebbe essere 1 a 1000 se vogliamo che il servizio reso ai cittadini mantenga un minimo di qualità. Giê averlo 1/1500 significa, come sanno tutti i cittadini che devono ricorrere alle cure dei medici di famiglia, incorrere in lunghe code agli ambulatori o ad ore passate a cercare di telefonare al nostro medico. E come al solito i più penalizzati sono le persone più fragili e gli anziani.
Noi chiediamo da tempo a chi è chiamato a gestire questa situazione quali altre soluzioni concrete e definitive intende attuare perché la sostituzione dei medici di famiglia e pediatri avvenga in tempi certi e senza lasciare vuoti inaccettabili. Certo, bisogna anche dire che non hanno vita facile questi professionisti. Lo abbiamo visto nel momento peggiore dell'emergenza sanitaria. Spesso scollegati e non per volontà loro dalla rete ospedaliera, costretti nei loro studi a consultare per telefono i loro assistiti.
E" il momento di scelte coraggiose. Possiamo provare, se non sbagliamo, a rendere esigibile il diritto alla salute delle persone in ogni fase della loro vita. E in questo contesto è bene ricordare che il medico di famiglia ed il pediatra sono i responsabili della cura globale della persona, rappresentano l'accesso del cittadino al sistema sanitario nazionale e hanno il compito di coordinare l'intera vita sanitaria dei loro pazienti.
Siamo convinti che occorra che questi professionisti debbano essere maggiormente integrati nel sistema sanitario pubblico. Crediamo inoltre che la presenza dei "Medici di famiglia" e dei pediatri dentro le Case di comunità sia necessaria e non rinviabile e non può continuare ad essere un optional. Le Case di Comunità fanno bene ai cittadini e al sistema sanitario regionale. Pertanto bisogna insistere perché la medicina generale diventi una specialità identica a tutte le altre, che le modalità di accesso siano le stesse di quelle previste per il restante personale del SSN e che pur mantenendo alcune specificità, il contratto sia quello del personale dipendente. Una vera rivoluzione indispensabile per dare risposte adeguate ai cittadini e prepararci al meglio alle altre emergenze che verranno.
In sintesi crediamo che occorra:
- un piano straordinario di assunzioni nella sanità pubblica non solo coprire il turn over ma implementare le dotazioni organiche e procedere immediatamente a nuove assunzioni. Per fare questo bisogna che il Governo rimuova la legge che di fatto impedisce le assunzioni nel pubblico impiego;
- rivedere il percorso universitario non solo per i medici di medicina generale a partire dal superamento del numero chiuso per l'accesso alla facoltà di medicina;
- prevedere maggiori ed ingenti risorse per finanziare il Servizio Sanitario nazionale recuperando almeno gli oltre 27 miliardi tagliati negli ultimi dieci anni e tenendo conto dell'inflazione che negli ultimi mesi ha raggiunto livelli preoccupanti facendo lievitare i costi dei beni e servizi in maniera preoccupante;
- rivedere la figura del medico di medicina generale e dei pediatri e abbassare il rapporto medico paziente a 1 a 1000 ;
- recuperare la centralità del "territorio"' per dare risposte più efficienti ed efficaci ai bisogni di salute cosi come previsto dal decreto ministeriale 77;
Insomma, occorre mettere in campo, una vera è propria inversione di tendenza cosa che questo Governo non sta facendo, anzi: si sta muovendo per depotenziare il servizio sanitario pubblico con lo scopo di mettere ancora di più nelle mani dei privati la salute dei cittadini (tutto il contrario di quello che andrebbe fatto). La frattura che si è creata con tanti cittadini è superabile solo se si modificherà (in meglio) il Servizio sanitario pubblico. Perchè continuando così le risposte sociosanitarie rischiano di non essere appropriate e uguali per tutti e questo è uno degli altri problemi che abbiamo di fronte: non ci possono essere cittadini di serie A e di serie B.

Daniele Gioffredi, segretario generale CGIL Pistoia
Andrea Brachi, segretario generale SPI CGIL Pistoia



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